Fiore frutto foglia fango di Sara Baume


Questo libro bellissimo ed estremamente sofferto allo stesso tempo, mi ha lasciato un grande senso di dolore nel cuore, un tipo di dolore diverso da quello che solitamente prende il lettore quando rivive le storie che sta leggendo. Questo dolore quasi inafferrabile che mi ha trasmesso, è una sorta di dolore ineludibile.

Mi trovi un martedì, il giorno del mio solito giro in città. Sei appiccicato con lo scotch alla vetrina del rigattiere. Una foto del tuo muso straziato e, sotto, la scritta CERCASI PROPRIETARIO PAZIENTE E COMPRENSIVO, NO ALTRI ANIMALI O BAMBINI SOTTO I 4 ANNI. L'annuncio si contende la vetrina con un cappotto di montone, un tamburello di legno, un fischione impagliato e un set da calligrafia. Il cappotto è tutto sformato e il tamburello ha un buco. Il fischione perde segatura e forse al set da calligrafia mancano gli inchiostri o i pennini o la carta, e quasi sicuramente il foglietto delle istruzioni. Questo negozio ha un che di triste, ma a me piace. 
Mi piace perchè è un minuscolo rifugio per le imperfezioni .
cit.pag.9

Racconta di una persona ferita dalla vita, goffa, solitaria, abbandonata a sè stessa e ai suoi ricordi.
Un  uomo di quasi sessantanni, solo e rifiutato dal mondo, che prende vicino a sè una creatura mezza cieca, impaurita, schivata da tutti. Ritrovando così, con quello strano modo di agire con cui la vita ci sorprende sempre, la capacità di dialogare e di portare alla luce il suo profondissimo dolore interiore.

Vedo che anche a te piace crogiolarti. Ci sediamo fuori insieme ogni volta che fa bello. Sul nostro fazzoletto di cemento,nel nostro universo recintato, guardiamo l'ombra del  tetto avanzare di soppiatto ma inesorabile sulla ghiaia. Io inseguo con la sedia di plastica la luce che si restringe.
Tu segui me e ti stendi ai miei piedi. Porto la sedia fino alla recinzione, fino al punto in cui il sole scivola dai vicini e lo perdiamo. Traditi dal tetto, ora galleggiamo in cortile, sobbalziamo come spazzatura sulla superficie dell'oceano. Tu rosicchi le foglie di un tralcio di edera velenosa. Tieni la testa inclinata con aria maliziosa, come se volessi consciamente prendere in giro la morte.Io noto una formica, e poi un'altra; e poi le conto. A un tratto mi accorgo che sono infinite, mentre solo un momento fa ce ne era una sola.
cit.pag 80

Narrato in prima persona, con un finale tragico che viene solo intuito, questo libro potentissimo, è colmo di malinconia, di una malinconia che non ha conforto, perchè è così profonda che non può essere consolata.

Eppure, nonostante queste premesse è un libro pieno di amore.
Un libro davvero unico e mi chiedo davvero come si posso avere la capacità letteraria di scriverlo.
Da quali desolati tesori, nascono opere come queste ?

Consigliatissimo.




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