Piangi pure di Lidia Ravera



Lucida, sarcastica e intrigante.

Questa è la protagonista del libro di Lidia Ravera dal titolo Piangi pure, una donna che giunta ormai alla nobile età di 79 anni, inizia a raccontare di sé stessa e lo fa con grande lucidità fin dalla prima riga del romanzo, con una scrittura rapida e veloce, che non raccoglie troppe descrizioni, che non si abbandona al dunque ma va dritta al punto, senza tanti giri di parole, con un linguaggio schietto e sincero, molto accattivante.

Mi chiamo Iris de Santis. Una settimana fa ho compiuto 79 anni. Ieri ho venduto l'appartamento in cui abito dal 1966. L'ho venduto con me stessa dentro. A una cifra proporzionata alla mia aspettativa di vita.
Incipit

Confesso che ho comprato questo libro perché volevo leggere qualcosa di questa autrice, e sono stata subito attirata dal titolo: perché le parole"piangi pure" possono avere due accezioni, possono essere intese in senso negativo come dire piangi pure che tanto non serve a nulla, oppure possono essere interpretate come un piangi pure che ti fa bene. Ecco mi piaceva molto questo duplice significato.
La mia scelta a scatola chiusa è stata comunque splendidamente azzeccata, perché il libro è veramente bellissimo.

Mi sono addormentata pensando che la solitudine è una vecchia coperta. Ti ci avvolgi per difenderti dal freddo e prende la forma del tuo corpo. Diventa vestito. Non puoi accogliere nessuno dentro il tuo vestito. Neanche se lo ami. Neanche se è lì davanti a te. E sta tremando di freddo.
cit.pag 84

Il racconto della protagonista parla della vecchiaia ma solo, ad uno sguardo meno superficiale, parla della vita, del tempo passato, dei ricordi, delle relazioni fra le persone, della relazione che si ha con sé stessi. Parla del futuro, della morte. Ma con spirito acuto e quasi con leggerezza.
Ci sono molti personaggi che riempiono la sua vita, molti legami intricati che trovano un altro modo di essere.

Ho riempito quattro sacchi da spazzatura condominiale di cose senza valore d'uso. La casa le trattiene, le assorbe, le allinea sugli scaffali e sui bordi dei mobili, le insinua nei cassetti. E' così che le epoche si stratificano, ogni detrito ha la sua data impressa nella polvere. Cose che non tocchi più da anni. Cose che hai dimenticato di avere comperato, usato, voluto. Cose che non elimini fisicamente perché non si sa mai potrebbero tornarti utili e cose che non elimini perché si sono intrufolate in un sistema di significati affettivi e lì hanno nidificato moltiplicandosi. Cari ricordi. Ho buttato via un cospicuo residuo solido di cari ricordi. 
Cit.pag.187

Un libro molto scorrevole, che fa pensare e riflette, che dispiace abbandonare quando si arriva a consumare tutte le pagine. Un libro che riserva sempre delle sorprese mano a mano che si avanza con la lettura, come se possedesse molte sfaccettature, un libro che potremmo definire efficace perché arriva a scalfire in profondità, e persino a ferire, qualche volta però riesce anche a fare sorridere.

Inaspettatamente nell'ultimissima pagina, anzi proprio nell'ultima parola stampata, si spiega finalmente il significato del titolo, ma per comprenderlo bene è necessario avere letto tutto il libro.

Consigliatissimo.








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